Care donnissime, è con enorme piacere che vi presento il primo romanzo di una giovane autrice campana, con la speranza che vi possa regalare le stesse emozioni che ha saputo regalare a me. Ecco a voi la trama:
La vita di Fortuna sta per finire, il Gran Generale che è il signore incontrastato del carcere in cui l’hanno sepolta da giorni senza un’accusa precisa, se non quella di aver cercato di aiutare centinaia di tutsi a fuggire verso le frontiere del Ruanda per sottrarli al carnaio che da mesi sconvolge il Paese, è venuto nella sua cella e con un’aria trionfale le ha dato la notizia che ormai si aspettava da giorni. E’ stanca di vivere, il suo cuore non ce la fa più a sopportare tutto quel dolore che in quarant’anni di vita lo ha sempre tenuto in ostaggio. Il cuore vuole arrestare il suo ritmo impazzito e trovare la pace eterna, la sua testa invece terrorizzata dalla certezza che dopo la morte ci sia soltanto un buio senza speranza, vorrebbe rimanere attaccata a quella sopravvivenza insopportabile fino alla fine dei tempi. E’ venuto a prenderla un ragazzino per accompagnarla all’appuntamento decisivo della sua esistenza, anche lui è straniero perché ha la pelle trasparente e non sembra appartenere a quel gruppetto rozzo e ripugnante di soldati che le hanno rotto le ossa a forza di picchiarla per farle confessare i nomi dei suoi complici, perché è così delicato e lento nel trascinarla su di una vecchia sedia verso il patibolo… Così Fortuna ha come la sensazione che l’angelo dalla pelle candida come il volto della luna, voglia regalarle la possibilità di fare un bilancio delle sue tre esistenze. Sì è proprio così, lei è una donna che ha vissuto tre vite completamente diverse tra di loro. In realtà Fortuna non è mai stata una persona come tutte le altre, ad esempio quando venne al mondo in un lontanissimo e afoso giugno degli anni 50’ si ritrovò con un buco sulla schiena, un’invalidante malformazione alla colonna vertebrale che tutti avevano poi soprannominato il buco della vita. Allora si chiamava J. Rizzuelli e la gente del suo paese la evitava come la peste, perché aveva paura della sua diversità che riteneva fosse opera del Maligno. Nonostante tutto J. era stata una bambina felice perché aveva trovato in sua nonna Umberta Prima una splendida complice e amica che la spingeva continuamente a cercare di superare i suoi limiti. In quel periodo le bastava avere accanto la nonna, per sentirsi invincibile e tenere testa a tutti i pregiudizi che la circondavano. Poi all’improvviso tutta quella forza e quel coraggio erano svaniti per sempre, con la morte della vecchia signora Rizzutelli. La scomparsa della donna rappresentò uno spartiacque nella vita della ragazzina che era appena entrata nell’età dell’adolescenza. Senza la nonna J. aveva la sensazione di non esistere a un certo punto si lasciò trascinare dalla corrente impetuosa della disperazione, che la portò a mortificare il suo corpo prima con dei digiuni spietati e poi con delle abbuffate senza controllo che la trasformarono radicalmente nel fisico e nell’anima. J. diventò una donna fragile e insicura, pronta a darsi per vinta al primo ostacolo e fu proprio un piccolo ostacolo, che però a lei sembrava insormontabile, a troncare per sempre la brillante carriera universitaria alla facoltà di Scienze Politiche di Salerno che aveva intrapreso subito dopo il liceo. La delusione fu talmente grande che decise di rintanarsi in casa e rompere i contatti con il resto del mondo. Poi un giorno arrivò una misteriosa telefonata che le diede l’input per reagire e fare un gesto folle. Fuggì nella capitale alla ricerca di una felicità che, in fondo, sentiva di meritare. Purtroppo l’unica cosa che Roma fu in grado di regalarle fu una nuova identità, Piccoletta la barbona. La vita per strada era dura e sfiancante. Ogni giorno la donna era costretta a percorrere in lungo e in largo le strade della città alla ricerca di un po’ di cibo per sfamarsi e la notte doveva sempre stare vigile per difendersi da un mondo che, nel rifugio dell’oscurità, mostrava il suo lato più perverso. A volte, quando diventava tutto troppo insopportabile, Piccoletta invocava la morte, la supplicava di portarla via da un mondo che non aveva saputo far altro che regalarle sofferenza ma il destino aveva un piano diverso per lei e persino una nuova identità. Una fredda domenica mattina di gennaio Piccoletta incontrò in Piazza San Pietro una persona che segnò in modo definitivo il corso della sua storia. Un affascinante medico ruandese di nome Nadir che la aiutò a recuperare la sua dignità personale e un posto nella società. Così nacque Fortuna una donna assetata di normalità e affascinata dalla parola routine. Ma J., Piccoletta, Fortuna la donna dalle mille identità diverse aveva un'anima travagliata, un'anima che non era destinata trovare la pace e che sapeva benissimo che tutta la serenità che era riuscita a conquistare era a tempo determinato... In poche settimane il suo piccolo mondo felice andò in frantumi e da Roma fu costretta a trasferirsi in Ruanda, a pochi giorni dall'inizio del genocidio dei tutsi del 1994. Fino a questo momento, il momento della sua condanna a morte. Fortuna il buco delle vite è la prima fatica letteraria di una giovane autrice campana. La storia è ben scritta, la trama è complessa e appassionante, difficilmente il lettore troverà modo di annoiarsi. E’ un romanzo in continua evoluzione per le sue diverse ambientazioni geografiche e i suoi mille personaggi dalle caratteristiche ben evidenziate che fanno da cornice alla protagonista principale, una donna che nonostante l’accanirsi del destino, riesce a reinventarsi e a trasformarsi attraverso le diverse identità che assume durante il corso del racconto.
Fortuna, il buco delle vite edito da Ciesse edizioni collana green giugno 2012 codice ISBN libro 978 88 6660 0442 codice ISBN e-book 978 88 6600459 inoltre sul sito della casa editrice www.ciessedizioni.it sono disponibili le prime venti pagine da leggere!