Nicolai Lilin, l’avete mai sentito nominare?
Ventinove anni, tatuatore, abita a Cuneo, viene dalla Transnistria (alzi la mano chi l’ha sentita nominare!). Ma soprattutto è l’autore di “ Educazione siberiana”, edito dall’Einaudi, e dimostrazione di un’incredibile talento nel descrivere un’altrettanto incredibile vita, o meglio: un’incredibile cultura.
La cultura criminale siberiana, fatta di parole, di movimenti, di ringraziamenti a Dio, di rispetto, di regole e valori che non ci si può immaginare, ci si può solo sorprendere.
Una cultura e una tradizione che si esprime non solo nella vita quotidiana, ma anche attraverso i tatuaggi, che si collegano uno all’altro e che esprimono realmente ciò che uno è e ha fatto.
Nicolai in questa cultura ci è cresciuto, l’ha introdotta a sé, ne ha pagato le conseguenze, ma l’ha amata e l’ama tuttora, si capisce da come ce la descrive, da come riesce a far passare il suo rispetto attraverso questa sua prima opera, che lascia esterrefatti tanto è lontana da ciò a cui noi siamo abituati.
Non dirò che lo si legge in un fiato, perché non è una fiaba, ma vita vera. Ma è un libro duro e bellissimo, che quasi ti fa dimenticare che stiamo parlando di omicidi, rapine etc.. te ne rendi conto quando il protagonista te ne fa rendere conto, per il resto è veramente una porta su un mondo completamente diverso e quasi nostalgico che ti ricorda un tempo che fu, o che non è mai esistito da noi. Così tante tradizioni, modi di comunicare senza parlare, affetti e rispetto reciproci forse appartenevano ai nostri nonni, ma forse. Forse erano già andati a quei tempi. Forse non ci sono mai stati. forse per questo sono così affascinanti. Non perdetevelo, è un libro assolutamente da leggere.