Angelology – Danielle Trussoni
Angelology – Danielle Trussoni
Acclamato negli Usa come caso editoriale dell’anno – il New York Times l’ha inserito tra i cento migliori libri dell’anno e la Sony Pictures si è già aggiudicata i diritti cinematografici – “Angelology” di Danielle Trussoni è finalmente sbarcato anche in Italia, edito dalla Nord. Come succede per tutti i casi editoriali, la sua uscita ha creato notevoli aspettative tra i lettori forti e soprattutto tra i fan del genere fantasy, e dopo averlo letto è quasi inevitabile interrogarsi per capire se sia stato o meno all’altezza della fama che l’ha preceduto. Per quanto mi riguarda, devo ammettere che la mia risposta a tal proposito è negativa. “Angelology” mi è sembrato una promessa non mantenuta, nonché un’occasione mancata, visto che le premesse (ottime) c’erano tutte: la trama, infatti, è interessante ed estremamente originale, qualità non da poco se si considera che negli ultimi anni la narrativa di genere si è appiattita sulle figure dei vampiri e dei licantropi. Nel romanzo della Trussoni, invece, la protagonista principale è una giovane suora e i “cattivi” sono nientemeno che delle creature angeliche, i “Nefilim”, angeli solo a metà, in quando generati da quegli angeli originari che tradirono la missione affidata loro da Dio – sorvegliare gli uomini – per unirsi alle donne umane, dando origine a una nuova progenie: i Nefilim appunto, creature bellissime ma ottusamente egoiste, malvagie e ambiziose, attraverso le quali il male è sceso sulla terra. Figure originali, che non hanno eguali in letteratura e, cosa ancor più importante, che sovvertono tutti i luoghi comuni a proposito di creature angeliche. Tuttavia, nonostante queste affascinanti premesse, il libro tende a perdersi continuamente, smarrendo quella tensione narrativa che dovrebbe essere il motore di un libro così lungo e complesso, ricco di frashback e salti temporali. Al contrario, leggendo “Angelology” più volte si sbadiglia dalla noia, e le stupende descrizioni della Trussoni – perfettamente riuscite – non bastano a risollevare l’interesse del lettore in quei punti dove la narrazione si fa lenta e pesante.
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