ACCABADORA di Michela Murgia
ACCABADORA di Michela Murgia
Vincitrice del Premio Campiello 2010, Michela Murgia rievoca il mondo ancestrale della Sardegna con un romanzo originale. Nella piccola e atavica comunità di Soreni aleggia un mistero. Maria, abbandonata dalla madre, viene adottata da una donna anziana. Il legame misterioso tra la bambina e la nuova madre Bonaria Urrai desta le critiche dei curiosi paesani. Maria, sorpresa dalle cure e dalle attenzioni di Bonaria, avverte un alone di mistero, come se la signora custodisse un segreto sepolto. La morte inaspettata del giovane paesano, Nicola Bastiu, sconvolge la comunità e svela il mistero della vecchia sarta. Nicola leso a una gamba per un incidente, è condannato a rimanere immobile. Insofferente a una vita da parassita sceglie la morte. Nicola conosce il passato di Bonaria, l’accabadora, in spagnolo colei che finisce, e prega la signora di morire tra le sue braccia. Il fratello di Bastiu, Andrea, incredulo, assiste all’episodio spiando dalla fessura della porta e rivela il segreto a Maria. La giovane protagonista scopre la verità della madre adottiva; Bonaria è una donna oscura, veste di nero, esce di casa durante la notte. L’anziana sarta non è solo una madre adottiva, è una seconda madre, una donna con il potere di regalare una seconda vita, la morte. Maria sconvolta ripudia l’accabadora, colei che finisce, e fugge dalla Sardegna. Accolta a Torino da una famiglia borghese, accudisce i figli, ma il fantasma di Bonaria è onnipresente fino a manipolare gli eventi attorno a lei. Un giorno riceve il telegramma di Bonaria, colpita dalla malattia. Maria ritorna nel suo paese e accudisce la donna. L’incontro con la sarta in fin di vita è un’ occasione per affrontare il tema dell’eutanasia e per imparare ad accogliere la vita e la morte. Murgia descrive le tradizioni della Sardegna con uno stile sobrio, ricco di idiomi e aforismi, e costruisce due personaggi femminili complessi, portatrici di un nuovo messaggio: “non c’è nessun vivo che arrivi al suo giorno senza aver avuto padri e madri a ogni angolo di strada.”
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