Ugo Tognazzi nasce a Cremona il 23 marzo del 1922.
A quattordici anni è operaio in una fabbrica di salumi, ma recitando in una compagnia filodrammatica del dopolavoro aziendale, si avvicina sempre più al varietà.
Debutta nel 1945, nella rivista musicale W le donne dove si limita a fare le imitazioni dei grandi comici. Seguono poi, tra le tante riviste, Bocca baciata, Cavalcata di donne, Paradiso per tutti, Castellinaria, Dove vai se il cavallo non ce l'hai, Ciao fantasma, Uno scandalo per Lilli. Lavora con Erminio Macario, Wanda Osiris (che lo scrittura per la favolosa cifra di mille lire a sera), Pinuccio Nava, Carlo Dapporto, Anna Maestri, Mario Scaccia, Lauretta Masiero, Elena Giusti (con la quale arriva al capocomicato nel 1951), Lia Zoppelli e Gianni Agus. Ma la fama arriva in coppia con Raimondo Vianello con il quale costruisce macchiette irresistibili e un fortunato programma televisivo (Un due tre, in onda dal 1955 fino al 1959).
Nel cinema, invece, esordisce nel 1950, al fianco di Walter Chiari e Mario Riva, in I cadetti di Guascogna di Mario Mattioli. Sono gli anni delle commedie, tra cui spiccano Totò nella luna (1958) di Steno e La cambiale (1959) di Mastrocinque.
Il salto di qualità avviene agli inizi degli anni '60. Tognazzi dà prova di intelligenza e autonomia creativa in Il mantenuto (1961) da lui diretto, oltre che interpretato. Vengono poi altri due film importanti. Entrambi di Luciano Salce: Il federale (1961) in cui Tognazzi ritrae la figura patetica e grottesca del fascista Primo Arcovazzi e La voglia matta (1962) dove impersona un maturo ingegnere che si innamora di una ragazzina (Catherine Spaak). Nel 1962 Tognazzi ha anche l'occasione di partecipare al Festival di Sanremo in veste di autore con Cose inutili, un testo musicato da Gianni Meccia e presentato da Fausto Cigliano e Jenny Luna.
Ormai la strada del successo è spianata quando, dopo l'ottima performance in La marcia su Roma (1962) di Dino Risi, avviene l'incontro con Ferreri che gli offre l'opportunità di splendidi personaggi, fantasmi grotteschi che alludono alla piccola borghesia italiana. Tognazzi vi infonde un umorismo corrosivo e dirompente. Attraverso film come Una storia moderna (1963), La donna scimmia (1964), Marcia nuziale (1966), L'udienza (1971), La grande abbuffata (dove si esprime nei panni dell'edonista al fianco di Mastroianni, Piccoli e Noiret). Ma l'attore cremonese negli anni Sessanta è anche protagonista di alcune delle più celebri commedie all'italiana del periodo - Le ore dell'amore (1963), I mostri (1963), La bombolona (1968), Straziami ma di baci saziami (1968) - nonché di film più seri, con vaghe ambizioni di critica sociale, come Io lo conoscevo bene e Il commissario Pepe di Ettore Scola. Poi altre apparizioni: in Barbarella (1967) di Vadim e Porcile (1969) di Pierpaolo Pasolini.
Già agli inizi della carriera si nota la grande abilità di Tognazzi: insieme a Sordi, Gassman, Mastroianni e Manfredi, è in grado di muoversi con disinvoltura nei ruoli più spensieratamente comici come in quelli più difficili e drammatici, incarnando personaggi ora volgari, sgradevoli e meschini, ora umili, simpatici e accattivanti. La conferma arriva anche dopo: commedie di successo come Venga a prendere il caffè da noi (1970) di Alberto Lattuada, Amici miei (1975) di Mario Monicelli, Il vizietto (1958), Il vizietto II (1980) e Amici miei II (1983), ma anche opere più pretenziose, come Splendori e miserie di Madame Royale (1970) di Caprioli, La califfa (1971) e Questa specie di amore (1972) entrambi di Bevilacqua, La smagliatura (1975) di Fleischmann, La terrazza di Ettore Scola e La tragedia un uomo ridicolo (1981) di Bernardo Bertolucci, film che porta (nei panni di un tormentato industriale emiliano) a Tognazzi la Palma d'oro quale miglior attore al Festival di Cannes.
A ribadire la sua grande popolarità dà poi vita ad una spassosa figura di popolano medioevale in Dagobert (1984) di Dino Risi, gira Ultimo minuto (1987) in cui l'attore impersona il factotum di una piccola squadra di calcio e Tolérance in cui è un nobile gastronomo gaudente (il suo destino è quello di portarsi con sè questa fama). Infine Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno (1984), Matrimonio con vizietto (1985), I giorni del commissario Ambrosio (1988). Questo è l'ultimo film che gira in Italia. Il creatore della commedia italiana muore a Roma il 27 ottobre 1990.
La filmografia