Hélène Grimaud
Hélène Grimaud
‘Da quando ho memoria, i libri sono stati i miei primi amici, sono cresciuta con loro.
Ho scoperto il mondo attraverso le loro parole, il loro ritmo, la loro armonia.
Non ho mai smesso di tornare a loro come se fossero degli esseri vivi.
Senza la letteratura mi mancherebbe qualcosa di essenziale: il rapporto con il silenzio, meglio ancora, la comunione con la solitudine che è ciò che ci lega agli altri in profondità.’.

Per Hélène, giovane ed affermata pianista francese, scrivere: ‘ non è tradire la musica… è un modo per porgere uno specchio al lettore, dicendogli con semplicità: quello che io ho fatto tu lo puoi fare. Sono felice solo quando i miei lettori mi confessano di mettersi in viaggio solo con un obiettivo: cambiare sé stessi' .
Con il suo libro, Variazioni selvagge, ci accompagna, prendendoci per mano, nel suo viaggio interiore, verso la sua rinascita nel luogo dove, finalmente, Hélène ha trovato la ‘sua casa’.
Fino ai vent’anni si è continuamente sentita in attesa e alla ricerca di qualcosa:
‘…c’era qualcosa in me che voleva uscire, esprimersi, evadere… .
Fin da bambina... Avevo tutto per essere felice, eppure soffocavo ( non sempre, non per tutto il tempo). Semplicemente ero consapevole di quel mio involucro ingombrante, di quell’io che mi limitava e al quale tante volte avrei voluto sfuggire’.

E’ una bambina che poco tollera la disciplina, sia familiare che scolastica ed è poco portata a socializzare con i compagni: ’…non somigliavo per niente agli altri bambini, non avevo compagni di giochi – per me nient’altro che una sofferenza… mi sentivo assolutamente diversa da loro… dal loro modo di fare combriccola e poi prendere di mira e colpire il più debole…’.

Mal si adatta, Hélène, ad atteggiamenti convenzionali e compiacenti che sicuramente l’avrebbero aiutata ad essere accettata dai coetanei e dagli adulti, ma sente che tutto ciò sarebbe troppo estraneo alla sua vera natura.
Il suo incontro con la musica e con il pianoforte avviene a sette anni e cambia per sempre la sua vita permettendole di trovare un nuovo territorio dentro di sé, un territorio ampio in cui la propria emozionalità turbolenta ha modo di distendersi.
‘…il piacere tattile di suonare, di tentare quell’emozione che in nessun luogo, in nessun modo avevo mai potuto esprimere né portare all’apice, mi colmava.
Provavo la felicità di tradurre i miei sentimenti, la felicità di respirare…mi sentivo fisicamente assorbita dalla musica.’
C’è un altro territorio in cui l’anima di Hélène, riesce a sentirsi in sintonia, in cui sente di ‘esserci’ completamente: la natura.
‘…un luogo in cui non provavo alcun senso di estraneità, c’era.
Era la Camargue ed era magica… se ovunque avevo l’impressione di essere una nota stonata lì invece mi sentivo parte di una grande armonia… La Camargue era più di un paesaggio: l’intuizione folgorante di un’armonia tra me e un avvenire. Lì, per la prima volta, ebbi il presagio di un destino.’

Alle soglie del successo, con grandi riconoscimenti per il suo valore di pianista, Hélène sceglie, consapevolmente, l’isolamento, per permettersi di trovare la propria strada.
Sente il bisogno fortissimo e irrinunciabile di abbandonare la Francia dove ha vissuto fino a quel momento e si stabilisce negli Stati Uniti: mondo che le è completamente estraneo.
Qui vive abitando in piccoli appartamenti dove non dispone di un pianoforte, ma continua a studiare le partiture.
Si sente in attesa di qualcosa.
Un’incontro casuale in un parco con un reduce del Vietnam e il suo cane lupo: una femmina di nome Alawa, canadese con una pelliccia molto folta.
‘…con lei mi sentivo felice, intera, assurdamente giovane e forte, Alawa è stata una delle presenze più importanti della mia vita. Il nostro attaccamento e la nostra reciproca fiducia erano totali ed assoluti’ Di questo particolare e forte attaccamento si stupiva lo stesso proprietario dell’animale: è molto raro, infatti, se non impossibile che si sviluppi un tale attaccamento con una lupa che non si sia allevata fin da piccola. E’ da questo incontro che Hélène sente molto forte il bisogno di un rapporto intenso con la natura e decide di fondare nel Nord America un centro per la tutela, lo studio e la custodia dei lupi selvatici.
Questo avviene con il superamento di molte difficoltà burocratiche ed economiche .
E’ questa la casa di Hélène, qui l’armonia interiore a lungo cercata viene raggiunta e lei si sente finalmente in equilibrio, in pace con se stessa, unita alla sua parte selvaggia, istintiva e più vera.

‘…ho compreso che certi esseri non sono una cosa sola, ma un puzzle di aspirazioni contrastanti… è menomante, suicida, rinnegare qualcosa di sé per adeguarsi ad una norma imposta da un modello. Ogni essere ha in sé il mistero delle proprie contraddizioni, delle proprie lotte interiori…io l’ho trovato tra i lupi, la natura più selvaggia e la musica più raffinata…provo gratitudine.’

Dopo tre anni di isolamento nel centro, riprende la sua attività di concertista e ricomincia ad incidere dischi di successo.

‘ La storia dei lupi ha strane analogie con quella delle donne , quanto a passionalità e fatica …donne e lupi condividono certe caratteristiche : sensi acuti, spirito ludico e grande propensione alla devozione .Sono profondamente intuitivi.
E soprattutto si esercita contro i lupi e le donne la stessa rapace violenza , generata dallo stesso malinteso. Le due specie sono state perseguitate e tormentate.
Sono state bersaglio di coloro che vorrebbero ripulire non solo i territori selvaggi, ma anche i luoghi selvaggi della psiche, soffocando l’istintuale al punto da non lasciare traccia.
Sirene o streghe le donne sono state punite per la loro relazione primitiva, selvaggia, essenziale con la natura ‘.
Così scrive Clarissa Pinkola Estes nel suo ‘Donne che corrono coi lupi ‘
Hélène Grimaud è riuscita a trovare il suo accordo perfetto unendosi alla natura non addomesticata, dentro e fuori di lei.
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