- Quando e come nasce l’artista Simone Lammardo?
Nasce con un vagito, come tutti i neonati. Con la parola, che è la prima libera espressione creativa di un uomo. Non riesco a separare la mia attività artistica dal resto del mio vissuto. Ho iniziato a disegnare fuori dai doveri e dai ritmi imposti, fin da bambino. I libri d'arte ed i fumetti mi hanno poi dato la spinta definitiva verso una sorta di progettualità. Per tutto il suo percorso, un artista non dovrebbe smarrire l'urlo di libertà del bimbo appena nato.
- Dove ha trovato ispirazione la creazione di “Riflettendo”?
L'ispirazione è venuta rimuginando su una frase: "Capirai quando sarai più grande". La bambina, riflessa dal vetro, sta guardando oltre la contingenza e oltre i limiti del presente: sta calcolando la sua femminilità, pregustando la maturità in attesa di un diverso grado di consapevolezza.
- Che sapore aveva la prima mostra?
La prima mostra ha avuto il sapore di un abbraccio tra amici. Ricordo la curiosità delle persone intorno ai miei quadri, il loro desiderio di saperne di più. Un momento di confronto, ma anche una testimonianza d'affetto e stima.
- In quale angolo della sua anima ha intinto il pennello per dipingere “Non è una fiaba”?
L'opera è nata come un sospiro. Un sospiro della memoria. Tutti ricordiamo con nostalgia il mondo immaginario dell'infanzia: sta a noi la capacità di farlo rivivere, pur con modalità diverse, nell'età adulta. La memoria delle fiabe si confonde con il desiderio di ritornare ad una dimensione primigenia, incorrotta e pura.
- Quali sono i pensieri che le suscita una tela bianca?
Per me la realizzazione di un'opera è come la nascita di una creatura, il materializzarsi di una elaborazione psichica sofferta. Con un quadro ho inizialmente un rapporto amletico e contraddittorio, poi cerco la strada per raggiungere una dimensione libera, un 'altrove' di cui sento il bisogno di riappropriarmi e che desidero condividere con gli altri. Quando l'opera è terminata, mi sento sollevato: è come se fossi stato capace di ridurre lo spazio immenso tra un'idea, spesso un guizzo dell'inconscio, e la tela bianca.
- Se la sua pittura di sospensione fosse una donna, come sarebbe?
Sarebbe una dama senza tempo, al di fuori delle mode, caratterizzata da una bellezza metatemporale. Una donna le cui forme non sollecitano gli istinti riproduttivi connessi alla paura della morte, ma accendono invece il desiderio d'immortalità.