Intervistando…Massimo Brazzini
Intervistando…Massimo Brazzini
L’opera che mi ha colpito subito è stata “seduta”. Posso sapere quali sentimenti l’hanno spinto alla creazione di questo quadro?
SEDUTA è stato uno dei miei primi quadri, nel 1998/99. Ero ma in realtà lo sono sempre - alla ricerca di ciò che stava nei colori, nelle forme, nei materiali. Se la realtà mi dava una suggestione (in questo caso, una foto su una rivista) era l'occasione per me per confrontarmi con questo, per me, nuovissimo mondo che era la pittura - come forse avrà letto, non sono certo un accademico! Nessun sentimento particolare da voler raccontare, quindi, stava all'origine di SEDUTA anche se poi, di certo, ho raccontato parte di me: quello sguardo tagliato, per esempio, sicuramente significato l'aveva.

Cosa si impolvera di passione, cosa di metabolismo e cosa ancora di sangue?
C’è qualcosa che non s’impolvera mai?

I libri mai letti e dimenticati sull'ultimo scaffale della libreria. Le riviste accatastate in cantina. Le vecchie fotografie nelle vecchie scatole. Le piccole cose su cui la nostra vita, anche solo per un attimo, s'è posata (quel libro, comunque, l'ho tenuto in mano, ne avevo letto il risvolto, per un atti-mo...). Immagino sempre che noi siamo fatti anche di quel risvolto appena letto, o quella fotografia fatta e dimenticata. Cose che ci hanno interessato, che ci hanno formato, anche fosse per una sola 'molecola' di memoria, che sono noi . E, quando, appunto, in cantina o sullo scaffale nella scatola, le troviamo, la loro polvere è memoria, vita, è testimonianza del loro passaggio nelle nostre. (ed ecco anche il fascino per le cose usate, segni della vita altrui)...

La lingua è bambina è così incisiva?
Il termine deriva da un saggio psicanalitico, dove era detto che un'analisi della psicosi avrebbe richiesto, da parte del terapeuta, nuovi mezzi per entrare nel mondo 'fantastico' dello psicotico, un nuovo modo di vedere le cose e di rapportarsi con l'Altro, un nuovo linguaggio (paradossalmente) consono all'irrealtà che avrebbe dovuto affrontare, così legata alle parti arcaiche dell'Inconscio: cioè, una lingua bambina.

Com’è la bufera di neve sotto le mani di un artista?
La bufera di neve nelle mani di un'artista non si scioglie, vibra eternamente. Ma non fa più freddo. S'addomestica e la si guarda dalla poltrona.

Si è innamorato di ciò che era dimenticato perché anche lei, in una qualche misura, si sentiva dimenticato?
Sicuramente ero un bambino che, più che essere timido, si sentiva timido. Mi sforzavo di piacere ai compagni di scuola, ma in realtà avevo paura di molte cose. Le piccole cose dimenticate, per come le vedevo, non erano tristi: erano tranquille. Silenziosamente in pace.
Ancora adesso, infatti, pur amando molto il convivio e ritenendo fondamentali i rapporti interpersonali per dare senso al vivere, ogni tanto devo stare come diceva il Poeta solo, in un angolo...

C’è connessione tra segno e significato?
Se non si fa pittura 'd'arredo', se non si diventa 'maniera', se si cerca di esprimersi nel modo più completo, sì, credo sia immancabile che segno e significato siano intrecciati indissolubilmente. Soprattutto per chi, come me, è andato alla scoperta dei mezzi per dipingere da solo, senza una vera e propria scuola ogni gesto è sempre l'unico modo che s'è trovato, in quel momento, per esprimere quell’emozione, quel pensiero.

Per saperne di più www.brazzini.com
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