TFR ovvero Trattamento di Fine Rapporto, perché non ha senso metterlo in busta paga? Il Governo ne parla, spesso, di lavoratori e di Job Act. Per motivi che non sono chiari la manovra attuale ha scimmiottato, almeno nel nome, gli USA, probabilmente a scopo pubblicitario.
Tant'è che però gli italiani si stanno trovando di fronte alla possibilità di vedersi in busta paga il TFR, togliendolo dal prestito transitorio all'azienda e spendendolo subito: non conviene e non ha senso.
Non si tratta di una presa di posizione politica, ma di una situazione che in concreto è farlocca: il TFR ha un senso se la sua utilità è usata per il periodo in cui non si lavora, cioè alla fine del rapporto di lavoro, trattandosi di una cifra nata esattamente per questo scopo.
Spenderlo subito significa porsi in una situazione delicata, eventualmente se non lo si vuole lasciare in azienda, meglio il fondo pensione.
Il motivo principale di ciò è che il danaro speso non genera interesse e non matura, il rischio concreto dunque è che alla fine del rapporto di lavoro, soluto il periodo di disoccupazione, il lavoratore resti senza un polmone per vivere sereno.
Il TFR può comunque essere utilizzato, anche se non completamente ma nel 70% per cose importanti: acquisto della casa e salute, di conseguenza la scelta consigliabile è di toglierlo dalla busta paga, poiché non è reddito, ma compenso alternativo.