I social network devono fare marcia indietro in merito alla identificazione nei profili personali con nome e cognome anagrafico: il motivo risiede nel fatto che è stata indetta una protesta, a partire da personaggi dello spettacolo Drag Queen e similari, che hanno denunciato all'omofobia.
Sarebbe a dire: per non cadere nel reato di omofobia i social network devono poter consentire un anonimato dietro cui stanno nomi di spettacolo o nomi d'arte, consentendo però, non potendo farne discrezione all'origine, a fake, profili falsi, profili di maniaci e persone interdette al web, di accedervi invece a piede libero.
A causare questo gravissimo problema è stato un comitato LGBT, che ha denunciato di fatto facebook per aver cancellato profili ritenuti non omonimi di reginette dei palchi e delle discoteche. E' successo a San Francisco, dove appunto è partita la protesta Transgender.
I profili che non sono in regola sono 67 milioni e francamente riteniamo che non sia possibile che tutti questi profili corrispondano a persone che hanno nomi d'arte. Allora perché non puntare sul deposito dei documenti all'atto della registrazione?
Per noi utenti, niente da aggiungere, se non che si consiglia, al solito, di unire sui social network personali, che si riducono poi a WhatsApp e facebook, solo persone che si conoscono realmente, con nomi veri o nomi falsi, purché identificate, in questo modo il problema lo si risolve alla base. Per la giurisprudenza, invece, si apre un capitolo notevole sul concetto di libertà di espressione on line, che come al solito porta i suoi vantaggi e i suoi svantaggi, ha immense potenzialità, ma anche altrettanti numerosi limiti. Anche pericolosi. La più famosa portavoce della questione, inutile dirlo, era prevedibile, Lady Gaga.